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paolo

Il racconto di Nerone: l'invenzione del tappeto

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Il racconto di Nerone. L'invenzione del tappeto.

Spesso i nostri porcelli amano riposare su qualche piccolo tappeto che mettiamo a loro disposizione. Un'utile invenzione dell'uomo al servizio dei nostri piccoli amici. Ma è proprio così?

Il mio porcellino Nerone, con i suoi puiii puiii che io ho ormai imparato a comprendere, mi ha raccontato una storia in proposito e io la racconto a voi così come lui me l'ha raccontata.

Dovete sapere che una volta, quando ancora gli umani non si prendevano cura di loro, le cavie erano molto attive e ingegnose. Infatti è solo al giorno d'oggi che sono diventate pigre e viziate!

Ma anche le preistoriche antenate delle cavie, le cavie delle caverne o caviernicole, erano amanti delle comodità e avevano ben presto imparato ad apprezzare il riposo su un morbido prato anzichè sulla nuda terra.

Ma anche in un prato ci sono erbe molto diverse per consistenza, asperità del suolo, sassolini...

Una cavia più perfezionista delle altre ebbe l'idea di raccogliere una bel ciuffo di lunghi steli d'erba e stenderli al suolo tutti orientati nello stesso senso, in modo da avere un giaciglio liscio e senza imperfezioni. Aaaah!... che meraviglia!... che relax!

Ma ahimè! Al primo cambio di posizione gli steli affiancati si scompaginarono, e la nostra cavia si trovò di nuovo nella situazione di prima.

Ma non dovete credere che si lasciasse scoraggiare.

Pensò che poteva rendere più consistente il giaciglio sovrapponendo agli steli un altro strato orientato in senso perpendicolare al primo. E il risultato fu migliore: perchè l'improvvisato letto d'erbe resistette... fino al terzo cambio di posizione!

Però l'idea non era male: bastava perfezionarla.

Pensa che ti ripensa, la nostra cavia decise di rendere più stabile il suo letto passando gli steli del secondo strato alternativamente sopra e sotto quelli del primo. In questo modo aveva realizzato una vera trama, e con qualche piccolo aggiustamento il letto fu perfetto.

I caviotti, una volta appresa questa tecnica, usavano invitare le porcelline a vedere il giaciglio costruito con le loro stesse zampine, per dimostrare quanto erano bravi e convincerle a sposarli.

Tutto bene, quindi...!

Si, tutto bene fino al giorno in cui nella nostra colonia di cavie abissine apparve per la prima volta una bellissima peruviana, giunta da non si sa dove.

Inutile dire che fece girare la testolina a tutti i porcelli della colonia. Tutti ambivano ad averla come compagna, e gli inviti ad ammirare le tane fioccavano. Ma lei, altezzosamente, rifiutava tutti i pretendenti.

Finchè il più intraprendente tra i porcelli ebbe un'idea folgorante. Armeggiò nella sua tana per qualche giorno, poi, quando fu soddisfatto del risultato, invitò la bella ad ammirare... e la conquistò!

Ma come era riuscito a far capitolare la peruviana dai gusti difficili?

Molto semplice, in realtà: aveva  usato steli di colore diverso per tramare il giaciglio, realizzando un arcobaleno di colori che distingueva il suo letto da tutti gli altri [figura 1].

Al passo successivo si arrivò quasi per caso.

Un giorno, un caviotto dal pelo particolarmente lungo (forse un cucciolo della peruviana) si svegliò dopo una notte piena di incubi. Non aveva voluto ascoltare i consigli del capo-colonia e aveva cenato con parecchi acini d'uva, facendo una bella indigestione.

A forza di girarsi e rigirarsi nel sonno il suo pelo si era aggrovigliato e in parte addirittura impigliato nel giaciglio. Tanto che nell'alzarsi alcuni ciuffi di pelo si strapparono! Insomma, un'esperienza veramente dolorosa!

Al suo vicino di tana, che stava riflettendo sulle conseguenze dell'intemperanza, cadde lo sguardo sui ciuffi di pelo rimasti impigliati nel giaciglio. E se... ma certo, valeva la pena di provare!

Il nostro provò a infilare boccoli di pelo caduto dopo la toeletta mattutina e ciuffetti d'erba nei minuscoli spazi che restavano tra le trame e gli orditi. Il risultato fu una superficie ancora più morbida, che invogliava al... collaudo!

Inutile dire che le cose non andarono esattamente come sperato. Al risveglio la cavia scopre che tutti i compagni di tana la guardano in cagnesco (anzi, in caviesco). In realtà i ciuffi d'erba così disposti gli avevano fatto il solletico e lui aveva ridacchiato nel sonno tutta la notte, disturbando i compagni.

Un altro difetto era che dopo un po' di tempo gli inserti iniziavano a staccarsi, lasciando delle zone più ruvide alternate ad altre più morbide.

Bisognava perfezionare l'idea. Pensa e ripensa, consultandosi tra loro, i porcelli arrivarono alla decisione di avvolgere sottili fili d'erba ben stretti intorno ai fili di ordito. Ogni fila di "nodi" era poi tenuta a posto da uno o più fili di trama ben pressati, dopodichè si realizzava una nuova fila di avvolgimenti, poi altre trame, e così via...

E come notarono subito le signore cavie, era possibile scegliere steli o peli di diverso colore per realizzare i singoli nodi. E l'effetto era veramente splendido, come un prato colorato. E per far risaltare ancora meglio disegno e colori le cavie facevano il barbering al tessuto, per dare al vello vegetale un'altezza abbastanza uniforme [figura 2].

Tutto questo non era sfuggito agli umani dell'epoca (beh... in realtà si faceva ancora un po' fatica a chiamarli "umani") che avevano osservato con attenzione e meraviglia le realizzazioni delle cavie; e qualcuno fra i più evoluti provò ad imitarle.

E fu così che gli uomini si presero il vanto di aver creato il tappeto.

Anche se bisogna dire che in seguito lo perfezionarono e realizzarono esemplari talmente splendidi da diventarne giustamente fieri! E forse sentendosi un po' in debito, ne hanno spesso dedicati, semplici o preziosi, agli amici animali e alla Natura [figure 3 e 4]

Ecco, questa è la storia che mi ha raccontato Nerone. Non so se vorrete crederla o no, ma se anche fosse un po' inventata non lo sgriderò, perchè a me è piaciuto molto ascoltarla!

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Le immagini che corredano il racconto rappresentano, in ordine cronologico:

fig.1 Multiline, tappeto contemporaneo disegnato da Jan Kath;

fig.2 tülü anatolico, Konya, seconda metà del '900 (da silkroadrugs.com);

fig.3 tappeto Navajo, circa 1950;

fig.4 Khorassan, Persia, 1900 (New York, collezione Nazmiyal).

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grazie per averci informati Nerone!! tu si che la sai lunga :love: :love:

e ringrazia da parte nostra il tuo volonteroso padrone per aver tradotto tutto!

franci e le 2 pelosette molto orgogliose delle loro antenate :love:

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