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paolo

L'intolleranza al lattosio nell'uomo e nei piccoli roditori

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Ho scritto questa breve nota in risposta ad un cortese e stimolante quesito di Franci_fra3 sulla digeribilità dei prodotti a base di latte nel criceto; con l'occasione faccio il punto sull'umano, ma anche sui porcellini e sui lapini.

Il lattosio è il principale zucchero presente nel latte dei mammiferi ed è demolito nell'intestino da un enzima, la lattasi, che lo scinde in glucosio e galattosio.

Il latte materno è essenziale per i cuccioli, ma i sistemi enzimatici necessari per l'assimilazione e digestione dei componenti del latte vengono progressivamente disattivati dopo lo svezzamento. Si tratta di una modificazione dettata dall'evoluzione, perchè i mammiferi raramente consumano ancora latte in età adulta, perciò l'enzima non è più necessario e gli individui diventano, in genere, intolleranti al lattosio.

Questo vale anche per gli umani, che sono capaci di digerire correttamente il lattosio durante l'infanzia e la prima fanciullezza, ma crescendo questa capacità declina e si stima che il 75% degli adulti nel mondo siano intolleranti al lattosio.

Tra coloro che sono maggiormente intolleranti al lattosio troviamo i nativi sud americani e gli asiatici, e in grado minore ebrei, ispanici ed europei meridionali; l'intolleranza si osserva invece limitatamente nei nord europei e loro discendenti. Tra i popoli africani il 90% mostra un deficit di lattasi, con punte del 100% fra gli zulu dell'Africa meridionale.

mappa della frequenza dell'intolleranza al lattosio nel mondo, da wikipedia:

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E' quindi evidente come certe popolazioni abbiano sviluppato nel tempo una persistenza dell'enzima lattasi anche nell'età adulta (persistence of high lactase activity, PHLA) che consente una maggiore digeribilità del latte e derivati. Si pensa che la persistenza dell'attività enzimatica sia il risultato dei differenti stili di vita delle antiche popolazioni di cui siamo i discendenti e sia favorita nelle aree in cui l'allevamento era più importante nella vita di tutti i giorni e quindi dove era più frequente il consumo di latte nell'alimentazione quotidiana.

Anche il galattosio, uno dei prodotti della demolizione del lattosio, non può essere utilizzato come tale ma deve essere a sua volta convertito in glucosio nel fegato ad opera dell'enzima galattochinasi; e come nel caso della lattasi anche l'attività della galattochinasi declina con l'età. Laddove sia stata selezionata la mutazione PHLA in età adulta, essa non è accompagnata da un'analoga persistenza della capacità di utilizzare il galattosio, i cui metaboliti possono quindi accumularsi, particolarmente nel cristallino dell'occhio, favorendo lo sviluppo di cataratta senile.

Gli effetti della ridotta capacità di utilizzare il lattosio in età adulta sono dolori addominali con produzione di gas, crampi e brontolio dello stomaco, gonfiore, alterazione della flora intestinale e diarrea. La gravità dei sintomi dipende dalla quantità di latte consumato e dal livello di intolleranza al lattosio.

Come abbiamo scritto all'inizio la presenza di lattosio è una caratteristica del latte dei mammiferi, ma la concentrazione di questo zucchero è varia a seconda delle necessità delle diverse specie, così come la concentrazione delle altre componenti del latte.

Infatti un ulteriore problema che si incontra con il consumo di latte è la digestione della caseina, che costituisce i tre quarti delle proteine del latte. Il latte vaccino contiene tre volte più caseina e il doppio di proteine totali rispetto a quello umano, perchè la crescita dei vitelli è più rapida rispetto a quella dei cuccioli umani, e per questo può creare problemi al metabolismo dei bambini, perchè parte dell'eccesso di caseina viene assorbito indigerito e diventa un antigene. Inoltre la caseina innalza la produzione di colesterolo nell'uomo, nelle scimmie, nei maiali, nei porcellini d'india e nei criceti.

Così come la lattasi e la galattochinasi anche la concentrazione della rennina, l'enzima che demolisce la caseina, declina con l'età in tutti i mammiferi.

Ma venendo ai nostri piccoli amici: il porcellino d'india è un erbivoro obbligato, quindi dopo lo svezzamento consumerà solo vegetali. Il latte e i prodotti a base di latte sono per questa specie un autentico veleno.

Analogamente per il coniglio, anch'esso ad alimentazione rigorosamente erbivora, che non può nutrirsi con latte e derivati dopo lo svezzamento.

Leggermente differente è la situazione del criceto: trattandosi di un animale onnivoro è possibile che mantenga una superiore tolleranza ai cibi contenenti lattosio. In ogni caso non andrei oltre a quei pochi assaggi di formaggio che talvolta proponiamo come golosità a queste palline pelose; e poiché non tutti gli individui di una specie sono uguali, occorre verificare inizialmente con attenzione se la somministrazione di prodotti a base di latte provoca sintomi indesiderati a partire da brontolio del pancino, flatulenza, diarrea, eccetera.

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...Io sono tra gli intolleranti al lattosio...e che fatica limitarmi o evitare addirittura certe delizie....Grazie Paolo per l'esaustiva e interessante scheda.

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Uau Paolo, che magnifica scheda! grazie davvero! :D

Il mio dubbio era nato appunto notando che fino ad un po' di tempo fa latte e latticini venivano comunque considerati un alimento che si poteva somministrare ai criceti, poi via via ho cominciato sempre di più in vari forum a sentir parlare della possibile intolleranza al lattosio di questi animaletti. Non ho mai notato particolari problemi in passato legati alla somministrazione di minime quantità di latticini, ma per sicurezza ultimamente ho optato per il formaggio senza lattosio (Ned impazzisce per la ricotta, mi sembrava cattivo privarlo di questa piccola delizia ogni tanto ;) )

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Anche io ho letto che anche i criceti in teoria diventano intolleranti al lattosio. Io do a alvaro un pezzetto di pecorino a settimana ma sto sempre attenta e controllo la casetta a fine serata per verificare le cacchine .

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Va bene che la vera maledizione nella cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre era: "tutto quello che ti piacerà...ti farà male...", ma i formaggi no, per carità non toglietemi i formaggi. smiley.gif

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Va bene che la vera maledizione nella cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre era: "tutto quello che ti piacerà...ti farà male...", ma i formaggi no, per carità non toglietemi i formaggi. smiley.gif

Walter e Ned....Buon gustai...formaggio si, ma con moderazione. Come diceva il mio Babbo, di tutto un po', mai privarsi si vive troppo poco!:afro:/>

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Va bene che la vera maledizione nella cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre era: "tutto quello che ti piacerà...ti farà male...", ma i formaggi no, per carità non toglietemi i formaggi. smiley.gif

Anch'io dicevo così...poi però il mio fegato si è intossicato e il mio corpo ha avuto una serie di reazioni per cui, stando veramente male...ho dovuto partire con un periodo di un anno di "disintossicazione" e purificazione con assunzione zero...poi ho potuto provare a reintrodurre ma solo derivati caprini ( e a volte ho problemi ugualmente) e dopo averne consumato sotto qualsiasi forma, devo astenermici per almeno 2 giorni....Sono stata così male che la rinuncia non mi pesa più di tanto.

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Anch'io dicevo così...poi però il mio fegato si è intossicato e il mio corpo ha avuto una serie di reazioni per cui, stando veramente male...ho dovuto partire con un periodo di un anno di "disintossicazione" e purificazione con assunzione zero...poi ho potuto provare a reintrodurre ma solo derivati caprini ( e a volte ho problemi ugualmente) e dopo averne consumato sotto qualsiasi forma, devo astenermici per almeno 2 giorni....Sono stata così male che la rinuncia non mi pesa più di tanto.

Dalle mie parti si dice "Sante scùgne", dal verbo scugnì (dovere). Che strana lingua abbiamo eh?smiley.gif

Certo Simo, quando ci sono problemi seri di salute la rinuncia è compensata dal benessere. Su questo non ci sono dubbi.

Anche la legittima e dovuta imprecazione in questi casi si cheta. "Miòr cusì che piès" (meglio così che peggio).smiley.gif

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