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paolo

Indovinello fotografico.

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Caro Walter, il tuo post è molto lusinghiero e stimolante.

Però, c'è un però: già questi "indovinelli" sono assolutamente fuori luogo in Forum e sono forse giustificabili solo dal fatto che fotografo i miei tappeti e tessili in presenza di PLJ e Stella (e in precedenza con gli altri miei topastri).

Pensare a un topic del tipo "Il tappeto, questo sconosciuto" è assolutamente improponibile.

Posso al massimo inserire un post con un condensato del condensato, tanto per dare un'infarinatura di base che aiuti a far intravvedere come il tappeto non sia solamente un modulo decorativo orizzontale, ma un manufatto che ha alle spalle la cultura e la storia dei popoli che lo hanno realizzato.

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A questo pensavo, mica a "tappeti e suoi derivati". Se no cominciamo a parlare di orologi svizzeri o varietà di petunie... e non si finisce più.smiley.gif

Però, in un sito così vasto e composito, alcune "perle" di conoscenza...non stonano.

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Mentre realizzo la scheda sintetica richiesta da Walter, non voglio tenervi oltre sulle spine con l'ultimo indovinello, perché sono certo che non ci avete dormito la notte.

Allora dei numeri 1 e 2 abbiamo detto: Caucaso, Karabagh.

n.3 Cina (disegno europeo); n.4 Persia, Kerman; n.5 Cina, Pekino; n.6 Turkestan orientale, Yarkand; n.7 Anatolia, Mujur; n.8 Tibet; n.9 Persia, Afshar; n.10 Cina; n.11 Persia, Borchalu.

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Oh cavolo! Ero qui che mi stavo leggendo tutto sui tappeti Qum (produzione del novecento, motivi floreali, colori molto vivaci prima degli anni settanta...) e adesso vedo che ci hai già svelato tutto!!! :tickedoff: Avrei sicuramente trovato tutte le soluzioni (entro la fine dell'anno prossimo...)!! :angry::rotfl:

Il 10, con i colori così brillanti, e' quindi in seta? :)

Aspettiamo la tua scheda! :afro:

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Il cinese n.10 è in lana; in seta è invece lo Yarkand al n.6, che infatti mi ha dato parecchio filo da torcere per fotografarlo, a causa del riflesso.

La scheda è già delineata, l'ho buttata giù di getto, deve però essere ricondotta a una dimensione più accettabile in Forum.

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molto interessante, Paolo! ho dato un'occhiata veloce ma in un attimo si è aperto un mondo!!

Stellina sul tappeto Navajo sta benissimo!!

a casa mia i tappeti sono praticamente spariti, mentre ricordo che da piccola aiutavo mia madre ad arrotolarli nella carta di giornale umida per riporli nella stagione estiva. abbiamo giusto un kilim appeso, ma non saprei dire nè se sia originale nè il livello di pregio. Gli altri tappeti sono quelli da mercato il cui unico scopo è quello di adornare il pavimento in cucina sotto ai fuochi e l'ingresso...

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Eccomi; mi scuso, la scheda sintetica sul tappeto era stata realizzata in forse mezz'ora, ma solo oggi ho trovato il tempo di rifinirla e pubblicarla.

Il tappeto nasce da un'esigenza primaria dell'uomo primitivo: isolarsi dal suolo gelato; per questo si suppone che la sua culla si trovi nell'Asia centrale.

I primi “tappeti” erano molto diversi dai manufatti ai quali oggi riserviamo tale nome, essendo fatti con pelli, fronde intrecciate e budelli d'animale: ma quando l'uomo ha cominciato a diventare allevatore ha pensato che non era conveniente uccidere il prezioso animale del gregge per utilizzarne la pelle a mo' di tappeto, ma era meglio utilizzarne la lana.

La tecnica di realizzazione, inizialmente semplice e rozza, con sole lane del colore del vello degli ovini tosati, si è andata evolvendo nei secoli e aiutata dall'invenzione del telaio ha consentito al tappeto e ai tessili in genere di essere non solo oggetti funzionali, ma anche decorativi.

Con “tappeto” intendiamo un tessile realizzato con la tecnica dell'annodatura. In estrema sintesi, dopo aver teso i fili dell'ordito sul telaio si procede ad avvolgere il filato che costituirà il vello intorno a due o più fili d'ordito, realizzando così un “nodo”. I singoli nodi saranno realizzati col filato del colore necessario a realizzare il disegno.

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Completata una fila di nodi si inseriranno uno o più fili di trama, col compito di tenere fissati in posizione i nodi, e si continuerà poi la procedura di annodatura e tramatura fino a completare il manufatto. Al termine si procederà a rasare uniformemente il vello all'altezza desiderata, poi il tappeto sarà lavato e asciugato.

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Spesso il disegno del tappeto viene realizzato a memoria, tramandato dalle donne più anziane alle più giovani (quella della tessitura del tappeto è generalmente un'arte declinata al femminile), e per questo ogni località esprime motivi decorativi propri che consentono di riconoscerne la provenienza. Nelle manifatture di atelier si utilizzano quale modello dei cartoni millimetrati nei quali ogni punto corrisponde a un nodo di un determinato colore.

Abbiamo diverse testimonianze dell'esistenza di tappeti annodati in età molto antica grazie ai frammenti trovati nella Cina occidentale e risalenti addirittura al IV millennio a.C..

Il palazzo reale di Ninive (700 a.C.) aveva delle splendide decorazioni parietali e, insolitamente, un pavimento in terra battuta; si suppone quindi che fosse coperto da splendidi tappeti i cui motivi decorativi sono ripresi sulle pareti.

Tra gli Etruschi e a Roma il tappeto orientale era considerato un oggetto di gran lusso, tanto apprezzato da obbligare Nerone a prendere provvedimenti per frenare l’esodo di tanto denaro. Pozzuoli prima e Ostia poi erano le “porte” di questo commercio.

Nella Grecia antica al tappeto fu accordata un’importanza quasi sacra; Eschilo, nella Clitennestra, ci narra che per accogliere il ritorno di Agamennone la moglie infedele fa stendere a terra preziosi tappeti di porpora e oro, ma il vincitore di Troia scende dal suo carro e cammina sui tappeti a piedi nudi, perché “incedere sui tappeti è privilegio degli dei”.

Il più antico tappeto quasi integro giunto fino a noi è il cosiddetto tappeto di Pazyryk, risalente al 300 a.C., scoperto nel 1949 in una tomba ipogea (kurgan) nell'omonima località della Siberia meridionale e attualmente conservato al museo Hermitage di San Pietroburgo. Il tappeto, oltre ad altri frammenti annodati, a tessuti e a feltri, faceva parte del corredo funerario di un capo Scita. Probabilmente i predoni saccheggiarono la tomba per appropriarsi degli oggetti preziosi, poi attraverso il foro praticato entrò dell'acqua che a causa delle basse temperature formò uno strato di ghiaccio che ha conservato nei secoli il tappeto.

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E' evidente l'elevato livello tecnico già raggiunto all'epoca.

Il tappeto trova un'ampia diffusione in Oriente, dove le tende e le abitazioni erano prive o quasi di mobili, e il manufatto serviva, e serve tuttora, a coprire il pavimento, a decorare l'abitazione, a creare e separare ambienti, a rivestire gli immancabili cuscini, utilizzato come coperta o come sella, per realizzare sacche, bauli e contenitori in genere. E' fondamentale per i popoli che praticano il nomadismo, per i quali tutto deve essere leggero e facilmente trasportabile, e che con la lana delle greggi realizzano tessuti, feltri e tappeti

L'avvento dell'Islam all'inizio del VII secolo porta con sé il precetto della preghiera quotidiana, che deve essere ripetuta in cinque diversi momenti della giornata e deve seguire regole ben precise; tra l'altro, il fedele non può pregare a contatto con il suolo impuro. Se allo scopo può bastare un qualsiasi tessuto pulito, l'arte del tappeto riceve un nuovo impulso, creando uno spazio speciale e privilegiato nel quale il fedele si trova a contatto con il divino.

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Ma se è vero che l’Islam ha influenzato moltissimo la storia del tappeto, meno noto è che esiste una tradizione del tappeto cristiano-orientale nello spazio culturale armeno, documentata già dall’ottavo secolo, che attraverso i flussi migratori e i trasferimenti coatti verso l’Anatolia, i paesi del Mediterraneo (in particolare la Spagna), la Persia e l’Asia centrale ha influenzato le manifatture di Oriente e Occidente.

In Europa i tappeti iniziano a diventare una presenza comune dai tempi delle crociate (la repubblica di Venezia avrà un ruolo preminente nell'importazione dei tappeti) e finiranno per diventare uno status symbol: stesi sui tavoli, sui letti, esposti sui davanzali in occasione di feste e cerimonie, o appesi alle pareti (anche allo scopo di contribuire all'isolamento termico dei gelidi palazzi medioevali e rinascimentali) i tappeti orientali troveranno un posto d'onore nei dipinti dei pittori italiani e fiamminghi.

Inizialmente i protagonisti sono i tappeti turchi, provenienti dalla Siria, dall'Egitto e dall'Anatolia (Marco Polo, nel Milione, ci dice che a Konya “si fanno li sovrani tappeti del mondo ed i più begli” ). Ma all’inizio del Cinquecento una ribellione contro il dominio ottomano nella Persia settentrionale porta al potere la dinastia dei Safavidi, che rivoluzionerà la storia del mondo e del tappeto. In particolare, il regno di Shah Abbas il Grande è paragonabile al nostro Rinascimento per la fioritura delle lettere e delle arti. Grazie ai disegni preparatori realizzati da grandi maestri, i decori dei tappeti diventano curvilinei e sinuosi, inizialmente imitando le ricche copertine del Corano, per arrivare ai tappeti figurati, talvolta arricchiti con filati d'oro e d'argento.

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I vicini imperatori Moghul, in India, affascinati da questi tappeti, adatteranno lo stile persiano al loro gusto realizzando dei capolavori in cui predomina il tipico rosso e un'iconografia fortemente realistica.

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I tappeti persiani diventano così ricercati in Europa, e così costosi, che per evitare un'emorragia di denaro verso l'Oriente diverse nazioni tenderanno a scoraggiare l'importazione e creeranno manifatture locali, fra le quali spiccano quelle francesi della Savonnerie, che dopo aver inizialmente copiato i modelli orientali svilupperanno un proprio inconfondibile stile, che avrà tanto successo da essere successivamente copiato in Persia e in tutto l'Oriente.

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Come abbiamo detto in precedenza, si conoscono frammenti antichissimi di tappeti cinesi, ma si trattava di un'arte troppo grossolana per stare vicina alle raffinate porcellane, ai delicati dipinti e all'eleganza degli arredi, e solo in epoca Qing (1644-1911) il tappeto troverà posto nei palazzi imperiali e della nobiltà. Data la chiusura verso il resto del mondo applicata dal Celeste Impero, i tappeti cinesi saranno conosciuti in vasta scala in Occidente solo dopo i contatti che seguirono il trattato di Pekino del 1860 e la successiva rivolta dei Boxer nel 1900.

E senza spostarci troppo, a proposito di isolamento, si pensi che ancora all’inizio degli anni Settanta un testo sul tappeto affermava che in Tibet “mancano esempi di tappeti annodati”.

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A partire dalla metà dell’Ottocento, complice l’avanzare dell’industrializzazione, assistiamo a un processo di decadimento che coinvolge un po’ tutte le attività artigianali e che per quanto riguarda le manifatture di tappeti culminerà nella produzione massificata del XX secolo; i tempi sempre più stretti per la produzione, con l’uso di lane filate meccanicamente e l’annodatura poco compatta, unitamente all’uso di scadenti coloranti sintetici, hanno portato ad un generale scadimento qualitativo che ha raggiunto il suo culmine negli anni ’60 e ’70 del Novecento. Per fortuna una volta raggiunto il nadir diversi imprenditori lungimiranti hanno ripreso a incentivare l’uso di lane di qualità e coloranti naturali, che unitamente a una più attenta realizzazione dei manufatti hanno generato una rinascita di quest’arte.

Quello che dobbiamo sempre ricordare è che dietro ad un tappeto c’è il lavoro di un uomo, o più spesso di una donna, che ha infuso in quell'esemplare una cultura antica tramandata da tempi immemorabili.

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Molto interessante, me lo sono salvato e me lo leggerò con calma. Se dovessi avere qualche curiosità di cui non riesco a trovare risposta da solo, magari ti disturbo in privato.

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Articolo molto interessante, chiaro e sintetico. Complimenti.

Da ragazzo ho lavorato in una tessitura e quindi ho scoperto...che non si è inventato nulla.

Trama, ordito, telai, lana e cimatura...esistevano secoli e secoli fa.

D'ora in poi, quando vedrò un tappeto antico (ammesso lo sappia riconoscere dalle patacche di adesso), al di la dell'aspetto estetico, penserò a quelle donne che magari nelle loro capanne, ci hanno messo tempo, capacità, arte e perseveranza per creare oggetti che ancor oggi destano stupore.

Immagino l'emozione di chi ne conosce la provenienza nel toccarlo e nell'associare al tatto le immagini del tempo e della cultura che furono.

Bisogna sempre guardare avanti, ma mai dimenticare il lavoro, il pensiero e la perizia di quanti ci hanno regalato la loro sapienza.

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Ecco, io provo ancora emozione quando ho fra le mani un tappeto che magari risale a 150-200 anni fa (o addirittura il frammento pre-colombiano del quale ho parlato altrove in Forum), pensando che chi lo ha tessuto magari in un villaggio quasi anonimo in qualche parte del mondo non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe arrivato in una casa europea del XXI secolo.

In questo senso il collezionista dovrebbe anche essere un conservatore, nel senso che custodisce un frammento di cultura che è nato molto prima di lui e che sicuramente gli sopravviverà.

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Che bella questa scheda!!! Una curiosità': nella foto il telaio è verticale;c'è qualche differenza di lavorazione dei tessuti rispetto a quello disposto in maniera orizzontale? Nn so se ho usato i termini corretti ma spero di essermi fatta capire!

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Che bella questa scheda!!! Una curiosità': nella foto il telaio è verticale;c'è qualche differenza di lavorazione dei tessuti rispetto a quello disposto in maniera orizzontale? Nn so se ho usato i termini corretti ma spero di essermi fatta capire!

Naturalmente la mia scheda è molto sintetica e avevo omesso il telaio orizzontale, che credo trovi ancora un certo uso per la confezione dei tappeti nella tua regione.

Il telaio orizzontale era usato dalle popolazioni più primitive e, ancora oggi, da quelle nomadi, che hanno necessità di spostarsi con tutti i loro averi, quindi col telaio smontato e il tappeto parzialmente tessuto su di esso.

Il telaio orizzontale non possiede la stabilità di quello verticale e non consente quella tensione degli orditi indispensabile per ottenere un manufatto perfetto e, nel caso dei nomadi, è evidente che riprendere la tessitura del tappeto dopo aver rimontato il telaio porta inevitabilmente a caratteristiche di tessitura differenti tra le parti tessute in tempi diversi.

Quindi in genere i tappeti provenienti dai telai orizzontali, anche se di villaggio, mostrano qualche irregolarità del perimetro e nello spianare al suolo.

Paradossalmente, queste caratteristiche sono talvolta molto gradite dai collezionisti, perché sintomo di una manifattura ancora genuina, per uso domestico, e non votata al commercio con l'Occidente.

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Grazie paolo ! Chiederò a mia zia che fino a pochi anni fa tesseva , se oltre a quello orizzontale che lei ha conosca anche quello verticale.

A settembre a Sartirana Lomellina c'è l'annuale appuntamento con il Textile Show, con espositori provenienti da tutto il mondo ().

Fra le mostre collaterali ce ne sarà una dedicata ai tappeti della Sardegna e dell'Abruzzo. Spero di partecipare e di fare tante foto da pubblicare anche qui.

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Oh, che memoria corta! Avevo dimenticato le foto di quel topic! C' erano le foto del tappeto e della sacca che hai mostrato qui come omaggio floreale! :D Immagino che a settembre si aggiungerà un nuovo pezzo alla tua collezione :rolleyes:

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Complice l'estate e le vacanze, PLJ e Stella vi propongono ancora un paio di quesiti.

Ci spostiamo nella Persia meridionale, nella prima metà del secolo scorso, nella provincia di Kerman, fra le tribù Afshar.

Tribù dalle abitudini di vita rustiche, in un ambiente complessivamente desertico, che facevano grandissimo affidamento sulle loro greggi per ricavarne quasi tutto quello che poteva servire al loro sostentamento. E con la lana degli ovini, naturalmente, si realizzavano feltri, tessuti e tappeti.

PLJ vi presenta una piccola sacca (cm 47 x 53) con la parte frontale realizzata con la tecnica del tappeto. Come potete vedere il formato è inconsueto e la sacca è munita di un collo piuttosto stretto, che veniva serrato con una funicella o un nastro di tessuto.

PLJ vi chiede cosa venisse trasportato e conservato in questo particolare manufatto tessile.

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Stella invece sta passeggiando su un kilim quadrateggiante (cm 124 x 110), con una semplice decorazione che può ricordare il fluire dell'acqua e la sabbia smossa dal vento, e una piccola ornamentazione in cotone bianco alle due estremità realizzata con la tecnica cosiddetta delle trame avvolte.

Anche di questo esemplare vi si chiede l'uso; ammetto che il quesito è piuttosto diabolico, vista l'assoluta mancanza di particolari utili a descriverne la funzione (almeno ai nostri occhi). Ricordate comunque che nulla era fatto a caso, ma che anche questo piccolo tessile aveva un ruolo ben preciso e importante nell'economia domestica.

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Due nuovi indovinelli! :D

L' imboccatura con la chiusura fa pensare al trasporto di piccole cose da conservare bene...Uhm, una sacca per trasportare cibo? Anche se non saprei dire cosa... :idiot:

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Due nuovi indovinelli! :D

L' imboccatura con la chiusura fa pensare al trasporto di piccole cose da conservare bene...Uhm, una sacca per trasportare cibo? Anche se non saprei dire cosa... :idiot:

Qualcosa di prezioso. Ma cos'era così prezioso per questi popoli e tale da essere trasportato e conservato in questa sacca?

Si tratta di un tipo di sacca molto diffuso in Oriente, ma non solo.

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La sacca potrebbe servire per conservare semenze ? Riso, grano etc etc? Il tappeto non mi viene in mente niente.......

Per semi e granaglie si usano sacche molto grandi e con un'apertura larga.

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Potrebbe essere per il trasporto del sale?

Ok, si tratta appunto di una namakdan, ovvero di una sacca per contenere il sale.

Il sale era, ed è, prezioso per l'alimentazione umana e animale, per insaporire i cibi, per conservare alcuni alimenti e per la concia delle pelli.

Nelle tende dei nomadi o nei villaggi il sale era conservato in queste particolari sacche; altre più piccole erano usate dai pastori per portare con se' la quantità necessaria a insaporire il cibo durante il periodo del pascolo.

Il sale marino è particolarmente prezioso per il suo contenuto in sali iodati; in luoghi molto lontani dal mare le persone potevano essere affette da ipotiroidismo ed esibire il classico "gozzo".

Marco Polo, nel Milione, racconta di aver fatto parte del suo percorso con carovane partite dall'isola di Ceylon per portare il sale marino in Tibet, dove era particolarmente richiesto.

Ora resta da chiarire la funzione dell'altro tessile.

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