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paolo

Come affrontare la perdita di un animale caro.

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Ho realizzato questa riflessione su un argomento triste, che purtroppo prima o poi ci coinvolge, con il contribuito di Franci_fra3 e Fatamorgana.

Molti hanno sperimentato il dolore per la perdita del proprio piccolo amico, ormai considerato a tutti gli effetti un membro della famiglia. Purtroppo la maggioranza degli animali domestici ha una vita relativamente breve e alla gioia che ci procura la loro compagnia è inevitabile che segua il dispiacere per la scomparsa. Anche se siamo ben consci di questo, il dolore della perdita ci troverà sempre impreparati.

Lo scopo di questa breve riflessione è di aiutarci a conoscere meglio i meccanismi del dolore che accompagna la perdita di un animale a noi caro, per un’accettazione consapevole e per migliorare la qualità del nostro aiuto alla persona che ha subito la perdita.

Come avete notato la parola dolore è già apparsa più volte in queste prime poche righe e ci accompagnerà nel resto della trattazione. Il processo di elaborazione del dolore, delle reazioni vissute nel dire addio a una persona o a un animale caro, è detto lutto; è un processo lungo e complesso che si sviluppa attraverso fasi successive.

La prima reazione è di confusione e sbigottimento; è la fase detta di negazione, un meccanismo inconscio che serve a proteggerci temporaneamente dal dolore e ci fa talvolta comportare come se il nostro piccolo amico fosse ancora con noi.

Ma quando la lucidità riprende il sopravvento il dolore per la perdita inizia a crescere e allora occorre deviare l’emozione al di fuori di noi: ecco la rabbia; rabbia verso Dio che non è intervenuto, verso il veterinario che non ha saputo curare l’animale, verso le persone che non amano gli animali, talvolta verso l’animale stesso, causa di questo dolore. Riconoscere l’infondatezza di questa rabbia  non fa che alimentare la rabbia stessa.

Smaltita la rabbia iniziamo a provare un senso di colpa: forse potevamo essere più tempestivi, avremmo dovuto rivolgerci ad un altro medico, se avessimo fatto o non fatto quella cosa, eccetera.

Subentrano quindi depressione, tristezza, crisi di pianto, inappetenza, scarsa concentrazione. E’ una fase di durata variabile da qualche settimana ad alcuni mesi. Possiamo anche fingere che l’animale sia ancora presente e talvolta parliamo con lui.

Quando finalmente si arriva ad accettare la perdita la sofferenza e la depressione regrediscono e ci si avvia verso un ritorno alla normalità e ci resterà il ricordo dei momenti belli passati con il nostro pet.

Ogni persona affronta il percorso in maniera diversa; talvolta non si raggiunge la piena accettazione e il dolore può anche non scomparire completamente e accompagnarci a lungo, talvolta per tutta la vita, riemergendo intensamente in momenti che ci ricordano l’animale amato.

E’ inutile negare o reprimere le sensazioni che proviamo, ma dobbiamo accettarle come testimonianza dell’affetto che ci ha legato e tuttora ci lega all’animale, senza sentirci imbarazzati o inadeguati.

Tanto il dolore quanto il tentativo di sopprimerlo possono causare un autentico malessere fisico; tra i sintomi più ricorrenti possiamo citare: mal di testa, nausea, inappetenza, vertigini, tachicardia, respiro affannoso, sensazione di soffocamento, irritabilità, stanchezza cronica, difficoltà a concentrarsi e a dormire. Rivolgiamoci al medico di fiducia senza lasciarci fermare da un malinteso senso di pudore dei sentimenti: la persistenza della sintomatologia contribuirà infatti a ritardare il superamento del lutto. Allo stesso modo non esitiamo a chiedere l’aiuto di persone amiche e fidate.

Ogni esperienza di dolore è diversa, come diversa è la sensibilità delle persone e il tempo necessario all’elaborazione del lutto; chi soffre ha bisogno di tempo, pazienza e comprensione. E proprio vicinanza, ascolto e comprensione sono i mezzi a nostra disposizione per confortare chi soffre per una perdita.

Perché la nostra solidarietà con la persona sofferente sia efficace è opportuno evitare certi piccoli errori in cui potremmo incorrere inconsapevolmente, come minimizzare o sminuire la perdita, o comportarsi come se nulla fosse accaduto, che pur con la buona intenzione di consolare daranno la percezione di poca sensibilità e innescare un risentimento.

Inutile raccomandare di evitare giudizi negativi, critiche, prediche, ma anche spiritosaggini.

Anche parlare di quello che abbiamo provato in un’analoga occasione può essere utile e dimostrerà un’affinità di sensazioni, purché non si traduca in uno sterile confronto.

Possiamo anche aiutare e aiutarci trovando conforto in certe considerazioni che possono essere vicine alla nostra sensibilità e alla nostra cultura.

Per esempio, essere consapevoli che in loro compagnia abbiamo sperimentato un amore reciproco e che ora, terminata la loro missione, hanno attraversato il Ponte dell’Arcobaleno e vivono senza più dolore, nella loro veste nuova e perfetta, anche se per noi invisibile, in attesa di rincontrarci.

Molti trovano conforto e riescono a rivivere i momenti belli trascorsi accogliendo e occupandosi di un nuovo pelosino; l’impegno per la cura del nuovo arrivato contribuisce ad attenuare il senso di vuoto che segue la perdita e, unitamente alla consapevolezza di poter fare qualcosa di buono e utile per una piccola creatura, consente di instaurare un senso di continuità e di ristabilire un equilibrio, facendo anche venir meno parte degli eventuali sensi di colpa per la perdita precedente.

La decisione di adottare un animale deve scaturire spontaneamente: il suggerimento di sostituire l’animale perso con un altro, soprattutto nelle prime fasi del lutto, potrebbe offendere chi lo riceve, perché sottintende che l’animale morto fosse poco importante e che qualsiasi altro potrebbe prenderne il posto nel nostro cuore.

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