Le forme selvatiche del genere Cavia sono presenti nella maggior parte del continente Sud Americano, con l’eccezione dell’Amazzonia e delle porzioni australi di Cile e Argentina (figura 1). I più antichi resti fossili di cavia risalgono a circa 2 milioni di anni fa, ma i dati molecolari suggeriscono che il genere Cavia fosse già presente almeno 4 milioni di anni fa. La cavia vive soprattutto nelle praterie, ma occupa anche il limitare delle foreste e delle paludi; la sua storia è strettamente legata all’innalzamento delle Ande. Le Ande centrali si sono sollevate in un tempo molto breve, tra i 10 e i 6 milioni di anni fa, portando modificazioni climatiche e della vegetazione comprendenti l’espansione delle praterie, date consistenti con l’apparire dell’attuale genere Caviidae, che comprende Cavia. Circa 5 milioni di anni dal presente, al confine tra Miocene e Pliocene, si è verificata la differenziazione del genere, che ha dato origine a Cavia aperea e Cavia tschudii, la prima forma andina. La cavia frequenta l’uomo da almeno 9000 anni (ne sono infatti stati ritrovati i resti nei siti archeologici) ed è stata addomesticata negli ultimi 4500-7000 anni, come fonte di cibo e per usi rituali; tuttora serve come fonte di cibo, come compagno domestico e come animale da laboratorio. Sappiamo che con Cavia porcellus si intende la specie ormai domestica che ben conosciamo, mentre C. tschudii è il suo contraltare selvatico (); ma come si è giunti dalla cavia selvatica a quella domestica? L’analisi filogenetica ha permesso di accertare che Cavia porcellus è il risultato di un singolo evento originale di domesticazione. I dati molecolari e l’analisi dei siti archeologici contenenti resti mummificati di porcellini suggeriscono quale primo centro di domesticazione il Perù meridionale, entro l’area di distribuzione storica di Cavia tschudii; in tale area sono infatti presenti i più antichi siti archeologici contenenti resti di cavie (Ayamachay). Inoltre, esemplari di cavie selvatiche Cavia tschudii presso Ica, distante circa 100 km dal sito di Ayamachay, hanno mostrato un corredo molecolare che differisce pochissimo (1%) da quello di Cavia porcellus. In epoca pre-colombiana gli amerindi avrebbero quindi per la prima volta addomesticato la specie selvatica del porcellino d’india: l’evento produsse una cavia alquanto più grande, simile a quella ancora oggi allevata col nome di “criollo” (creolo) nella regione andina. A questo primo passo hanno fatto seguito due eventi successivi: uno ad opera degli europei, che portarono con sé alcuni esemplari dal Nuovo Mondo, trasformandoli nell’attuale animale da compagnia e da laboratorio; l’altro come prodotto di programmi di selezione dei porcelli creoli (allevati soprattutto come animali da cortile) nelle ultime decadi in Perù ed Ecuador, per ottenere razze migliorate per la produzione di carne. Le conseguenze morfologiche sono riassunte in figura 2. Si può notare che la cavia sevatica, Cavia tschudii, è quella di peso e dimensioni minori; le attuali creole e i porcellini domestici (qui “Pirbright”) sono in posizione intermedia, mentre le razze “migliorate” (Tamborada, peruviana e Auqui, ecuadoriana) sono più grandi e pesanti. L’analisi molecolare (figura 3) fornisce dati paralleli a quelli morfologici: l’albero genealogico indica che, dopo il primo evento di addomesticamento, l’evoluzione dalla cavia selvatica ha preso due strade: una verso le razze attualmente mantenute dalle popolazioni andine e i successivi miglioramenti (in alto a sinistra e al centro), l’altra verso il porcellino d’india (animale da laboratorio e da compagnia, in alto a destra). Il porcellino domestico europeo è ormai una specie geneticamente distinta e fenotipicamente eterogenea. Sebbene sia difficile risalire agli esatti progenitori sudamericani, si trattava verosimilmente di animali provenienti dal Cile settentrionale o dal Perù meridionale, giunti in Europa nel XVI secolo a bordo delle navi spagnole. La presenza di numerose mummie pre-colombiane con le caratteristiche delle cavie domestiche in quelle stesse regioni e le prime descrizioni inglesi di porcelli variamente colorati, contribuiscono all’idea che i porcelli europei non derivassero direttamente da cavie selvatiche agouti (figura 4), ma da qualche creolo già addomesticato. Immagini: figura 1 da Journal of Zoological Systematics and Evolutionary Research 2010; 48: 376-388; figure 2 e 3 da Journal of Zoology 2006; 270: 57-62; figura 4 da petfocus.co.uk