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L'ombrellone di Estate Amicacavia 2014
paolo ha risposto a gustavo nella topic Estate Amicacavia 2014
Oh, ecco un nuovo concorso fotografico! Abbiamo tutto il tempo di prendercela con calma, visto che la scadenza è il 15 agosto; mi sembra giusto, trattandosi di un concorso estivo non si può mettere fretta al prossimo! -
Perdita graduale dell'appetito
paolo ha risposto a Caviotto ct nella topic Problemi della bocca, dei denti e dell'apparato digerente.
Che bella notizia! Grazie per l'aggiornamento! Forse si trattava di un problema transitorio. Permettimi comunque di insistere nel consigliarti di trovare un veterinario veramente esperto in cavie nella tua zona. -
Il tuo contatto skipe non è chiaro; inoltre potresti spiegare più esattamente dove siete? Auguri per la sistemazione delle tue cavie!
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Naturalmente la mia scheda è molto sintetica e avevo omesso il telaio orizzontale, che credo trovi ancora un certo uso per la confezione dei tappeti nella tua regione. Il telaio orizzontale era usato dalle popolazioni più primitive e, ancora oggi, da quelle nomadi, che hanno necessità di spostarsi con tutti i loro averi, quindi col telaio smontato e il tappeto parzialmente tessuto su di esso. Il telaio orizzontale non possiede la stabilità di quello verticale e non consente quella tensione degli orditi indispensabile per ottenere un manufatto perfetto e, nel caso dei nomadi, è evidente che riprendere la tessitura del tappeto dopo aver rimontato il telaio porta inevitabilmente a caratteristiche di tessitura differenti tra le parti tessute in tempi diversi. Quindi in genere i tappeti provenienti dai telai orizzontali, anche se di villaggio, mostrano qualche irregolarità del perimetro e nello spianare al suolo. Paradossalmente, queste caratteristiche sono talvolta molto gradite dai collezionisti, perché sintomo di una manifattura ancora genuina, per uso domestico, e non votata al commercio con l'Occidente.
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E cos'è diventato questo topic? Cavyful?
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Ecco, io provo ancora emozione quando ho fra le mani un tappeto che magari risale a 150-200 anni fa (o addirittura il frammento pre-colombiano del quale ho parlato altrove in Forum), pensando che chi lo ha tessuto magari in un villaggio quasi anonimo in qualche parte del mondo non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe arrivato in una casa europea del XXI secolo. In questo senso il collezionista dovrebbe anche essere un conservatore, nel senso che custodisce un frammento di cultura che è nato molto prima di lui e che sicuramente gli sopravviverà.
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Visto che sei un po' apprensiva io sarei per evitargli l'intervento e opterei per un maschietto. Comunque ora vedi un po': se con tante coccole assidue si tranquillizza e si dimostra felice potresti anche tenerlo da solo.
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La visita ti servirà anche per avere l'assoluta certezza del sesso, perchè se avessi una coppia mista ti troveresti a breve a dover pensare a come provvedere ai cuccioli.
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Uh, non vedo la foto. Devi andare nello spazio per gli allegati sotto a quello per il post. Devi sapere che i piccoli roditori non sono così ben conosciuti dai veterinari; un veterinario che si occupa solo di cani e gatti o di animali da reddito non è assolutamente adatto per i porcellini d'india. Nel nostro Forum, nella sezione "Il veterinario", c'è un database diviso per regioni che forse ti può aiutare.
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Eccomi; mi scuso, la scheda sintetica sul tappeto era stata realizzata in forse mezz'ora, ma solo oggi ho trovato il tempo di rifinirla e pubblicarla. Il tappeto nasce da un'esigenza primaria dell'uomo primitivo: isolarsi dal suolo gelato; per questo si suppone che la sua culla si trovi nell'Asia centrale. I primi “tappeti” erano molto diversi dai manufatti ai quali oggi riserviamo tale nome, essendo fatti con pelli, fronde intrecciate e budelli d'animale: ma quando l'uomo ha cominciato a diventare allevatore ha pensato che non era conveniente uccidere il prezioso animale del gregge per utilizzarne la pelle a mo' di tappeto, ma era meglio utilizzarne la lana. La tecnica di realizzazione, inizialmente semplice e rozza, con sole lane del colore del vello degli ovini tosati, si è andata evolvendo nei secoli e aiutata dall'invenzione del telaio ha consentito al tappeto e ai tessili in genere di essere non solo oggetti funzionali, ma anche decorativi. Con “tappeto” intendiamo un tessile realizzato con la tecnica dell'annodatura. In estrema sintesi, dopo aver teso i fili dell'ordito sul telaio si procede ad avvolgere il filato che costituirà il vello intorno a due o più fili d'ordito, realizzando così un “nodo”. I singoli nodi saranno realizzati col filato del colore necessario a realizzare il disegno. Completata una fila di nodi si inseriranno uno o più fili di trama, col compito di tenere fissati in posizione i nodi, e si continuerà poi la procedura di annodatura e tramatura fino a completare il manufatto. Al termine si procederà a rasare uniformemente il vello all'altezza desiderata, poi il tappeto sarà lavato e asciugato. Spesso il disegno del tappeto viene realizzato a memoria, tramandato dalle donne più anziane alle più giovani (quella della tessitura del tappeto è generalmente un'arte declinata al femminile), e per questo ogni località esprime motivi decorativi propri che consentono di riconoscerne la provenienza. Nelle manifatture di atelier si utilizzano quale modello dei cartoni millimetrati nei quali ogni punto corrisponde a un nodo di un determinato colore. Abbiamo diverse testimonianze dell'esistenza di tappeti annodati in età molto antica grazie ai frammenti trovati nella Cina occidentale e risalenti addirittura al IV millennio a.C.. Il palazzo reale di Ninive (700 a.C.) aveva delle splendide decorazioni parietali e, insolitamente, un pavimento in terra battuta; si suppone quindi che fosse coperto da splendidi tappeti i cui motivi decorativi sono ripresi sulle pareti. Tra gli Etruschi e a Roma il tappeto orientale era considerato un oggetto di gran lusso, tanto apprezzato da obbligare Nerone a prendere provvedimenti per frenare l’esodo di tanto denaro. Pozzuoli prima e Ostia poi erano le “porte” di questo commercio. Nella Grecia antica al tappeto fu accordata un’importanza quasi sacra; Eschilo, nella Clitennestra, ci narra che per accogliere il ritorno di Agamennone la moglie infedele fa stendere a terra preziosi tappeti di porpora e oro, ma il vincitore di Troia scende dal suo carro e cammina sui tappeti a piedi nudi, perché “incedere sui tappeti è privilegio degli dei”. Il più antico tappeto quasi integro giunto fino a noi è il cosiddetto tappeto di Pazyryk, risalente al 300 a.C., scoperto nel 1949 in una tomba ipogea (kurgan) nell'omonima località della Siberia meridionale e attualmente conservato al museo Hermitage di San Pietroburgo. Il tappeto, oltre ad altri frammenti annodati, a tessuti e a feltri, faceva parte del corredo funerario di un capo Scita. Probabilmente i predoni saccheggiarono la tomba per appropriarsi degli oggetti preziosi, poi attraverso il foro praticato entrò dell'acqua che a causa delle basse temperature formò uno strato di ghiaccio che ha conservato nei secoli il tappeto. E' evidente l'elevato livello tecnico già raggiunto all'epoca. Il tappeto trova un'ampia diffusione in Oriente, dove le tende e le abitazioni erano prive o quasi di mobili, e il manufatto serviva, e serve tuttora, a coprire il pavimento, a decorare l'abitazione, a creare e separare ambienti, a rivestire gli immancabili cuscini, utilizzato come coperta o come sella, per realizzare sacche, bauli e contenitori in genere. E' fondamentale per i popoli che praticano il nomadismo, per i quali tutto deve essere leggero e facilmente trasportabile, e che con la lana delle greggi realizzano tessuti, feltri e tappeti L'avvento dell'Islam all'inizio del VII secolo porta con sé il precetto della preghiera quotidiana, che deve essere ripetuta in cinque diversi momenti della giornata e deve seguire regole ben precise; tra l'altro, il fedele non può pregare a contatto con il suolo impuro. Se allo scopo può bastare un qualsiasi tessuto pulito, l'arte del tappeto riceve un nuovo impulso, creando uno spazio speciale e privilegiato nel quale il fedele si trova a contatto con il divino. Ma se è vero che l’Islam ha influenzato moltissimo la storia del tappeto, meno noto è che esiste una tradizione del tappeto cristiano-orientale nello spazio culturale armeno, documentata già dall’ottavo secolo, che attraverso i flussi migratori e i trasferimenti coatti verso l’Anatolia, i paesi del Mediterraneo (in particolare la Spagna), la Persia e l’Asia centrale ha influenzato le manifatture di Oriente e Occidente. In Europa i tappeti iniziano a diventare una presenza comune dai tempi delle crociate (la repubblica di Venezia avrà un ruolo preminente nell'importazione dei tappeti) e finiranno per diventare uno status symbol: stesi sui tavoli, sui letti, esposti sui davanzali in occasione di feste e cerimonie, o appesi alle pareti (anche allo scopo di contribuire all'isolamento termico dei gelidi palazzi medioevali e rinascimentali) i tappeti orientali troveranno un posto d'onore nei dipinti dei pittori italiani e fiamminghi. Inizialmente i protagonisti sono i tappeti turchi, provenienti dalla Siria, dall'Egitto e dall'Anatolia (Marco Polo, nel Milione, ci dice che a Konya “si fanno li sovrani tappeti del mondo ed i più begli” ). Ma all’inizio del Cinquecento una ribellione contro il dominio ottomano nella Persia settentrionale porta al potere la dinastia dei Safavidi, che rivoluzionerà la storia del mondo e del tappeto. In particolare, il regno di Shah Abbas il Grande è paragonabile al nostro Rinascimento per la fioritura delle lettere e delle arti. Grazie ai disegni preparatori realizzati da grandi maestri, i decori dei tappeti diventano curvilinei e sinuosi, inizialmente imitando le ricche copertine del Corano, per arrivare ai tappeti figurati, talvolta arricchiti con filati d'oro e d'argento. I vicini imperatori Moghul, in India, affascinati da questi tappeti, adatteranno lo stile persiano al loro gusto realizzando dei capolavori in cui predomina il tipico rosso e un'iconografia fortemente realistica. I tappeti persiani diventano così ricercati in Europa, e così costosi, che per evitare un'emorragia di denaro verso l'Oriente diverse nazioni tenderanno a scoraggiare l'importazione e creeranno manifatture locali, fra le quali spiccano quelle francesi della Savonnerie, che dopo aver inizialmente copiato i modelli orientali svilupperanno un proprio inconfondibile stile, che avrà tanto successo da essere successivamente copiato in Persia e in tutto l'Oriente. Come abbiamo detto in precedenza, si conoscono frammenti antichissimi di tappeti cinesi, ma si trattava di un'arte troppo grossolana per stare vicina alle raffinate porcellane, ai delicati dipinti e all'eleganza degli arredi, e solo in epoca Qing (1644-1911) il tappeto troverà posto nei palazzi imperiali e della nobiltà. Data la chiusura verso il resto del mondo applicata dal Celeste Impero, i tappeti cinesi saranno conosciuti in vasta scala in Occidente solo dopo i contatti che seguirono il trattato di Pekino del 1860 e la successiva rivolta dei Boxer nel 1900. E senza spostarci troppo, a proposito di isolamento, si pensi che ancora all’inizio degli anni Settanta un testo sul tappeto affermava che in Tibet “mancano esempi di tappeti annodati”. A partire dalla metà dell’Ottocento, complice l’avanzare dell’industrializzazione, assistiamo a un processo di decadimento che coinvolge un po’ tutte le attività artigianali e che per quanto riguarda le manifatture di tappeti culminerà nella produzione massificata del XX secolo; i tempi sempre più stretti per la produzione, con l’uso di lane filate meccanicamente e l’annodatura poco compatta, unitamente all’uso di scadenti coloranti sintetici, hanno portato ad un generale scadimento qualitativo che ha raggiunto il suo culmine negli anni ’60 e ’70 del Novecento. Per fortuna una volta raggiunto il nadir diversi imprenditori lungimiranti hanno ripreso a incentivare l’uso di lane di qualità e coloranti naturali, che unitamente a una più attenta realizzazione dei manufatti hanno generato una rinascita di quest’arte. Quello che dobbiamo sempre ricordare è che dietro ad un tappeto c’è il lavoro di un uomo, o più spesso di una donna, che ha infuso in quell'esemplare una cultura antica tramandata da tempi immemorabili.
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Tante cose possono essere fonte di acari, fieno compreso, e un pochino di grattamento è normale. Ma se hanno delle crosticine devi assolutamente portarli a visitare da un buon veterinario. Anche perchè ho letto che li hai acquistati ed è quasi un classico che dal negozio si portino a casa degli ospiti indesiderati.
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Benvenuta! Chiedi pure quello che desideri o posta le tue esperienze nelle apposite sezioni. Aspettiamo di conoscere meglio i tuoi piccoli. A proposito: sono già stati visitati da un veterinario esperto in cavie?
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Devi pensare che nei giorni scorsi il piccolo è stato stressato dalle visite veterinarie; inoltre forse sente un po' di apprensione da parte tua (forse non sembra, ma sono molto recettivi ai nostri stati d'animo). Ti consiglio di coccolartelo parecchio e magari di incominciare a pensare a un po' di compagnia caviosa per lui.
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Molto bene, grazie per l'info!
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Oh, si speriamo che Laura ci aggiorni!
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Un caviotto aitante e atletico!
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Che carini i piccini!
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cavie abbandonate AAE in situazione critica
paolo ha risposto a bistius nella topic Etica e principi.
Grazie per la segnalazione! La stupidità e la cattiveria umane non hanno limiti. Speriamo che qualcuno possa intervenire in questa situazione. -
La soluzione dei due trasportini è molto logica e sensata, ma temo che comunque nello spazio ristretto dell'auto non farebbe gran differenza.
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Sono proprio contento per il tuo piccolo. Oltre alle problematiche legate all'intervento stesso, non bisogna sottovalutare l'effetto della separazione dalle consuete compagnie in animaletti così abitudinari e timorosi come le cavie. Il tuo Mork ha dimostrato maggiori capacità di ripresa dopo essere stato ricongiunto alla sua piccola comunità.