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paolo

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  1. Abbiamo visto in precedenza come i più lontani progenitori delle cavie partirono dal Nord Africa e su isole galleggianti, sfruttando correnti e venti favorevoli, raggiunsero la costa atlantica dell'America Meridionale tra i 50 e i 45 milioni di anni fa (). Sbarcati probabilmente in corrispondenza del Brasile settentrionale e del Venezuela, questi ardimentosi pionieri si trovarono evidentemente a loro agio e presero a diversificarsi e a popolare il continente. In genere siamo abituati a pensare alle cavie come “peruviane” e infatti i più antichi fossili di caviomorfi, risalenti a 41 milioni di anni, fa provengono dal fiume Ucayali in Perù e sempre dal Perù provengono quelli del sito di Santa Rosa (32 milioni di anni). Sappiamo anche che dal Perù queste antiche cavie si spostarono verso il Cile e ancora più a sud, fino alla Patagonia (). Ma a questo punto, solo io mi sono posto una certa domanda? Ovvero: i lontani avi delle cavie approdarono sulla costa atlantica del continente americana, ma i reperti fossili più antichi si trovano in Perù, sulla costa del Pacifico. Come spiegarlo? Al proposito non ho trovato nulla in letteratura, però conosciamo l'epoca e il luogo di arrivo della cavia sul continente americano, quindi la risposta potrebbe trovarsi nella storia della geografia del luogo. Provo allora a formulare una personalissima ipotesi sulla base delle informazioni disponibili. C'era una volta… si lo so, l'ho presa un po' alla lontana, ma per capirsi meglio bisogna tornare molto indietro nel tempo In origine esisteva un “supercontinente”, la Pangea, che comprendeva tutte le terre emerse ed era circondato da un “superoceano”, la Panthalassa. Successivamente, circa 180 milioni di anni fa, la Pangea si sarebbe spezzata dando origine a due grandi continenti: Laurasia a nord e Gondwana a sud, parzialmente separati da un mare, la Tetide; dalla frammentazione dei due continenti avrebbero avuto origine i continenti attuali. In particolare, da Laurasia originarono America del Nord, Europa e parte dell'Asia; da Gondwana si sarebbero formati America Meridionale, Africa, India, Australia e Antartide. Una geografia ben diversa da quella che siamo abituati a vedere negli atlanti! Torniamo ora all’America meridionale e consideriamo il Rio delle Amazzoni, il grande fiume che attraversa trasversalmente il continente sudamericano, secondo in lunghezza solo al Nilo. 130 milioni di anni fa le sue fonti si trovavano nel plateau dell'Ennedi, nel Ciad attualmente nel cuore del continente africano, dove tuttora esistono delle falde di acqua dolce. Il fiume scorreva allora in direzione inversa, da est verso ovest e sfociava in quello che sarebbe diventato l'Oceano Pacifico formando nel suo corso diversi laghi, dei quali l'unico rimasto ai nostri giorni è il lago Ciad. Quando Gondwana si frammenta la piattaforma continentale americana si sposta verso ovest e il bacino amazzonico viene separato dalla sua sorgente; i territori rimasti a oriente, in quella che è l’attuale Africa, si inaridiscono, mentre la parte occidentale continua ad essere alimentata dagli antichi affluenti, con formazione di zone riccamente irrigate e fertili. La frattura tra Africa e Sud America; la zona grigia 1 è quella di nostro interesse. Nel suo lento moto verso ovest, quella che è l’attuale America meridionale finirà per scontrarsi con la placca del Pacifico, la cosiddetta placca di Nazca, facendola inabissare sotto di sé; l’attrito dovuto allo scorrimento delle due masse genera un calore tale da sciogliere le rocce: la lava viene spinta in superficie creando vulcani e montagne: nasce così la cordigliera delle Ande, circa 45 milioni di anni fa, che elevandosi finirà per sbarrare il corso del Rio delle Amazzoni verso l’oceano Pacifico. Trovatesi la strada sbarrata le acque presero a scorrere in senso contrario, da ovest verso est, verso l'Oceano Atlantico, come fanno tutt'ora. Questo spiega perché il Rio delle Amazzoni si restringe man mano che ci si avvicina alla foce, quando per tutti gli altri fiumi avviene il contrario. E spiega anche perché nell'alto corso del Rio delle Amazzoni, a migliaia di chilometri di distanza dal mare, si trovino razze, gamberi, sogliole, sirenidi e delfini, assenti nel suo basso corso; questi animali acquatici erano presenti nel grande fiume quando questo ancora sfociava nel Pacifico, restarono isolati e si adattarono all'ambiente d'acqua dolce. Più o meno nello stesso periodo nel quale è avvenuto l'innalzamento delle Ande è iniziata anche la separazione tra il continente sudamericano e l’Antartide con la formazione di un passaggio stretto e poco profondo tra i due continenti, che si svilupperà pienamente tra 34 e 30 milioni di anni, consentendo la connessione tra gli oceani Pacifico e Atlantico. Questi cambiamenti nella geografia locale ebbero un profondo effetto sulla circolazione globale e sul clima, favorendo la sopravvivenza di numerosissime specie da cui origina l'attuale biodiversità della regione amazzonica. La regione sudamericana più ricca di fauna e flora coincide in gran parte con il bacino del Rio delle Amazzoni (le aree più scure sono quelle con maggiore biodiversità) Ma torniamo alla geografia dell’epoca. 50 milioni di anni fa il mare si addentrava profondamente nella terraferma bagnando le attuali nazioni del Venezuela, Colombia, Ecuador e Perù, arrivando a sfiorare la Bolivia e il Cile. si ritirerà poi progressivamente raggiungendo un assetto molto simile all’attuale. 35 milioni di anni fa, è il periodo dei più antichi fossili di caviomorfi; America meridionale e Antartide sono ormai separati. Fig.11 20 milioni di anni fa. Nella sequenza di immagini che segue possiamo seguire maggiormente nel dettaglio le modificazioni geografiche e geologiche che si sono succedute nell’area e nell’arco di tempo di nostro interesse. In ogni slide l’intervallo temporale è indicato in basso a destra. La porzione di costa atlantica compresa tra la parte settentrionale del Brasile e le coste del Venezuela potrebbe essere stata ragionevolmente la zona di sbarco dei progenitori della cavia provenienti dalle coste africane. Inizialmente il mare si spingeva ben all’interno del continente ("A","B") per dare origine a un imponente bacino idrologico (Pebas e Acres; "C", "D"), favorito anche dall’innalzarsi delle Ande (in rosso), bacino che avrebbe poi costituito il letto del “nuovo” Rio delle Amazzoni ("E","F"). E’ probabile che una volta arrivate sulla costa nord-occidentale del continente le cavie abbiano seguito questo corso naturale poiché dove c’è acqua c’è vegetazione e quindi le condizioni ideali per sopravvivere; alcune si sarebbero poi irradiate a sud verso il Brasile e l’Argentina mentre altre raggiunsero la costa del Pacifico. Più a nord non si poteva andare, perché al tempo America settentrionale e meridionale erano ancora separate (l’istmo di Panama si sarebbe formato solamente 10 milioni di anni fa), quindi proseguirono verso sud, sul versante pacifico del continente, a raggiungere gli attuali Ecuador e Perù dove queste antiche cavie, insieme a molte altre specie, rimasero parzialmente confinate a causa dell’innalzarsi delle Ande. Questa ricostruzione potrebbe rendere ragione della presenza in Perù dei più antichi fossili noti di caviomorfi. E già che siamo in argomento, se per curiosità volessimo sapere com’era l’Italia nello stesso lasso di tempo? Nell’Eocene, circa 50 milioni di anni fa, la nostra penisola era ancora in formazione. In un periodo successivo, nel Miocene, intorno ai 20 milioni di anni fa, il collegamento con l’Oceano Atlantico si chiude e il Mediterraneo diventa un’enorme lago salato. L’aspetto del Mediterraneo fra 20 e 5 milioni di anni fa non doveva essere molto dissimile da questo (Great Salt Lake, Utah) Si riaprirà solo di recente, 3,5 milioni di anni fa, quando l’acqua dell'Atlantico cominciò ad entrare dallo Stretto di Gibilterra da cascate alte 3000 metri, causando una catastrofica inondazione che in pochi anni riempì nuovamente il bacino del Mediterraneo portandolo all’aspetto attuale. In futuro la penisola italiana continuerà a spostarsi in senso antiorario verso oriente fino alla collisione con la regione balcanica, che farà scomparire il mare Adriatico e innalzare una nuova catena montuosa.
  2. Concentratissimo sulla sua ciotolina, non c'è tempo per le distrazioni! Sempre bellissimi entrambi!
  3. Meglio non andare oltre i due mesi di vita, possibilmente anche meno. Tante carezzine alla mammina!
  4. In effetti qui in Forum citiamo proprio i due mesi e mezzo come media per il raggiungimento della fertilità maschile Casi di maschi fertili in tempi minori non sono rari, quindi il nostro consiglio è quello di non superare i due mesi d'età per separare i maschietti interi dalle femmine.
  5. Effettivamente è abbastanza insolito: o gli spermatozoi di Pumba hanno colpito a tempo scaduto o il piccolo Kenai è stato molto precoce, penso che la seconda sia la più probabile. Comunque Sitka è già stata mamma, quindi la gravidanza e il parto dovrebbero scorrere senza problemi. Aspettiamo allora i nuovi cucciolini!
  6. paolo

    Cioccolata

    E' pericolosa per molti animali e può essere letale per quelli più piccoli perché è ricca di teobromina, che ha attività eccitante e agisce sulla frequenza respiratoria e sul battito cardiaco (Franci mi confermi?). Proibitissima per la cavia!
  7. Ciao Gaia, tanti auguri!!!

  8. In realtà anche Stellina è sempre piuttosto agitata quando è in compagnia di Camilla, anche se col passare del tempo ha acquisito una maggiore tolleranza.
  9. Anche io sostengo l'uso di sostanze naturali, con molto buonsenso s'intende, invece che antibiotici e farmaci per intervenire su situazioni nelle quali possono essere molto efficaci. E comunque sempre meglio informarsi prima con una telefonata al veterinario di fiducia.
  10. Uno staff di veterinari italiani ha valutato l'efficacia di preparati a base di aloe nella guarigione di lesioni cutanee nel cane e nel gatto, comparandoli con un antibiotico per uso locale. Drudi D e coll. Aloe barbadensis miller versus silver sulfadiazine creams for wound healing by secondary intention in dogs and cats: a randomized controlled study. Research in Veterinary Science 2018; 117: 1-9 L'Aloe vera (Aloe barbadensis miller) è una pianta perenne della famiglia delle liliacee; la porzione centrale della foglia contiene una polpa, o gel, il cui estratto stimola la crescita dei fibroblasti (cellule del tessuto connettivo che producono la matrice extracellulare) e aumenta la resistenza dei tessuti neo-formati agli stimoli esterni. Negli ultimi anni diversi studi hanno verificato l'uso dell'Aloe vera come acceleratore o come ausilio nel processo di riparazione delle ferite, sia mediante uso locale, sia per somministrazione orale. In questo studio i pazienti, tutti con ferite di varie origini, furono suddivisi in tre gruppi a seconda del trattamento ricevuto: al gruppo I fu applicato succo di Aloe vera, al gruppo II Aloe vera "fresco gel" e al gruppo III sulfadiazina argentica, un antibiotico per uso topico nel trattamento delle lesioni dermatologiche. Da notare che il succo (sotto a sinistra) e il gel (sotto a destra) di Aloe furono estratti dai ricercatori stessi, anziché utilizzare prodotti commerciali. Per valutare la rimarginazione delle ferite fu utilizzato un apposito score (juice=succo, control=sulfadiazina) che evidenzia tempi minori per i prodotti a base d'Aloe. Anche dalla tabella succesiva è evidente che Aloe rimargina più velocemente rispetto all'antibiotico; apparentemente il preparato in gel impiega più tempo per la completa guarigione, ma la differenza osservata rispetto al succo non è statisticamente significativa. Sebbene gli autori non possano concludere con certezza quale fra i protocolli "succo" e "gel" sia migliore, il tempo di rimarginazione delle ferite è minore per l'Aloe rispetto all'antibiotico. Si fa notare che il trattamento con Aloe vera è meno costoso rispetto alla maggior parte degli adiuvanti e meno pericoloso per i pets perchè, a differenza di altre formulazioni, non contiene additivi o eccipienti che talvolta causano reazioni di ipersensibilità cutanea. I risultati suggeriscono che il trattamento con Aloe vera può essere inserito nella normale pratica clinica o ambulatoriale. Come abbiamo letto la valutazione fu effettuata su cani e gatti, ma ho trovato un articolo del 1988 in cui una ricerca molto simile fu realizzata nel porcellino d'india: Rodriguez-Bigas M e coll. Comparative evaluation of Aloe vera in the management of burn wounds in guinea pigs. Plastic and Reconstructive Surgery 1988; 81: 386-389 Anche in questo caso fu valutato un estratto di Aloe vera per la guarigione delle ferite: il tempo medio per la guarigione completa dalle ferite nei porcellini d'india era di 30 giorni, comparato con i 50 giorni mediamente necessari con l'utilizzo della sulfadiazina argentica.
  11. Ieri, sessione serale di coccole. Io steso sul divano, loro sulla mia panza
  12. Senz'altro un buon prodotto, grazie per la condivisione!
  13. La vitamina B ha un effetto complessivamente energizzante, quindi sarebbe meglio darla in corrispondenza di un periodo di attività, piuttosto che prima di una lunga pennichella. Tu conosci i ritmi del tuo porcello, quindi vedrai tu qual è il momento più adatto.
  14. Bene, buone notizie! Ora che hai il betotal prova a darlo, così verifichi se l'uso della siringhina è facile col tuo piccolino e se il betotal gli piace. Ad ogni modo una settimana - dieci giorni di vitamina B potrebbero comunque fargli bene.
  15. Chissà, forse proponendola ancora prenderanno a gradirla Comunque le cavie sono bestiole strane...
  16. Con i miei interventi vorrei sottolineare che con le cavie siamo di fronte a fisiologie diverse dalla nostra, che ne condizionano anche il comportamento; dobbiamo quindi fare attenzione a non umanizzare troppo i loro atteggiamenti e soprattutto, come dico spesso, dobbiamo imparare a "scendere" al loro livello e non pretendere che loro "salgano" al nostro.
  17. Sono stato molto sintetico nel recensire questo articolo, peraltro piuttosto lungo e complesso. Il fatto è che mi aggiorno con cadenza praticamente quotidiana sui nuovi articoli relativi alla cavia (ma non solo) nella letteratura scientifica e al momento mi trovo ad avere una quantità di articoli da leggere, comprendere e condividere quindi per una banale questione di disponibilità di tempo almeno per ora sarò costretto a brevi riassunti di quanto letto. Me ne scuso e spero nella vostra comprensione. Ovviamente, se foste particolarmente interessati ad un certo argomento non esitate a chiedermi un approfondimento che farò ben volentieri nei limiti delle mie capacità.
  18. La cavia è un mammifero con comportamento sociale e in natura vive in comunità, dove i comportamenti sono influenzati anche dallo status sociale dei singoli individui. E' ben noto che i maschi possono entrare in conflitto fra di loro, ma questo comportamento è meno studiato per le interazioni tra femmine di porcellino d'india. Ora si è scoperto che il ciclo ovarico, a sua volta dipendente da equilibri ormonali, influenza anche questo genere di rapporto. I livelli plasmatici di cortisolo della cavia sono bassi nella fase di estro e più alti in quella di non-estro (livelli più alti sono associati ad uno stato di maggiore benessere psico-fisico). Valutando il comportamento di coppie di femmine in condizioni sperimentali, durante l'estro la femmina tendeva ad evitare e allontanarsi dall'altra femmina, mentre in fase di non-estro era più probabile vedere le femmine sedute vicine. Le cicliche variazioni ormonali hanno un ruolo funzionale; infatti le femmine di molte specie di roditori possono mostrare aggressività verso il maschio, allontanandolo, durante il periodo non fertile, mentre in coincidenza con l'estro possono trovarsi a competere fra loro perchè il successo riproduttivo è connesso con una vittoriosa competizione per nutrizione, spazi e sicurezza Fonte: Glenk ML e coll. Fight or flight? Effects of vaginal oestrus on cortisol, testosterone, and behaviour in guinea pig female-female interaction. Behavioural Processes 2018; in corso di stampa.
  19. Si, betotal sciroppo, 1 mL al giorno con la siringhina senz'ago. Di solito piace molto perchè è dolce.
  20. Sicuramente puoi approfittarne per realizzare un recinto che sia più grande della sua gabbia, per permettergli di gironzolare in tranquillità. La dimensione finale dipende da quanto spazio puoi concedergli.
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